Intervista di Lorenzo Chierici
Luca Padula (foto), insegnante di Scienze Motorie e allenatore con patentino Uefa B, ha mosso i primi passi da allenatore alla Reggio United, per poi passare alla Tricolore Reggiana, poi al Celtic Pratina e successivamente alla Virtus Libertas, dove ha ricoperto il ruolo di responsabile della Scuola calcio e guidato la Juniores Regionale. Nella stagione successiva Padula è passato al Progetto Intesa dove ha allenato una squadra di bimbi e gli Allievi Elite per due anni, mentre nel terzo, oltre alla carica di responsabile dell’area di Cadelbosco è diventato vice allenatore di Simone Siligardi, nel Brescello, in Promozione conseguendo anche il patentino di match analist, un ruolo che da quella stagione in poi Padula ha sempre continuato a ricoprire. Poi il passaggio di Siligardi al Montecchio ha comportato anche il suo trasferimento dove è attualmente per il terzo anno consecutivo, malgrado il cambio alla guida tecnica della prima squadra. Oggi, il trainer reggiano è rimasto quindi il vice di Marco Paganelli in Promozione, nonché mach analist, oltre ad allenare la formazione Juniores regionali.
Come ti trovi a Montecchio, dove stai allenando la Juniores e facendo il viceallenatore in prima squadra?
“A Montecchio mi trovo molto bene, ho trovato una società giovane, competente, energica e dinamica con tante belle idee per il presente e il futuro. La gestione di due squadre è impegnativa e mi porta ad essere al campo 7 giorni su 7, ma quando arrivi al centro sportivo d’Arzo e lo vedi tutti i giorni abitato dai sorrisi e dall’energia di più di 200 bambine e bambini che fanno sport è la giusta ricarica per affrontare questo bell’impegno”.
Come valuti la qualità dei giocatori della tua Juniores? C’è qualcuno già in rampa di lancio per la prima squadra?
“Prima di parlare della qualità della Juniores, ci tengo a soffermarmi sul motivo principale che ci ha portato dove siamo oggi cioè sul GRUPPO DI AMICI che si è creato tra i ragazzi. Quando il 16 agosto 2021 ci siamo trovati al campo eravamo, giustamente, un semplice gruppo di ragazzi. Oggi posso tranquillamente dire che siamo diventati una SQUADRA, l’alchimia che si è creata tra i ragazzi, staff tecnico e società è fantastica. Proprio questo essere SQUADRA ci ha fatto vincere diverse partite. Per quanto riguarda la qualità dei singoli giocatori credo che il Montecchio per diversi anni non avrà il problema dei giovani da schierare in prima squadra perché ci sono molti ragazzi promettenti sia tra quelli già in pianta stabile con la prima squadra sia tra alcuni ragazzi della Juniores”.
L’essere allenatore di una squadra e vice allenatore dell’altra ti permette di essere il collegamento perfetto per promuovere o meno i migliori talenti. Credi sia una soluzione ottimale, magari da ripetere anche in futuro?
“Trait-d ’union perfetto non lo so, ma che la continuità tra Juniores e prima squadra sia un aspetto significativo del mio incarico è innegabile: a proposito di questo, tengo particolarmente a ringraziare la società per la fiducia che mi ha dimostrato nel chiedermi di assumere un ruolo così importante e per averla confermata in questi mesi. Oltre alla grande passione che ho per questo sport, il motivo per cui ho scelto di prendere l’impegno della gestione di due squadre è proprio perché il Montecchio ha fin da subito creduto nei giovani e nella Juniores. Purtroppo, spesso accade che la squadra Juniores venga un po’ trascurata e organizzata solo per non pagare la multa. A Montecchio non è mai stato così, anzi, con mister Siligardi, siamo riusciti a fare debuttare in Promozione già una decina di ragazzi della Juniores e sono sicuro che nel girone di ritorno, con mister Paganelli, altri ragazzi avranno la possibilità di mettersi in mostra”.
In prima squadra, dopo l’uscita di scena di Blotta e Fornaciari, credi che il livello del team si sia abbassato?
“Sicuramente perdere Daniele e Simone non è stato facile perché oltre ad essere ottimi giocatori con esperienza, erano anche uomini spogliatoio quindi la loro partenza si è fatta sentire sotto tutti i punti di vista. Il mercato invernale non ha offerto nulla all’altezza e sono d’accordo sulla decisione della società di non “forzare” gli acquisti solo per sostituire queste due partenze importanti, preferendo di puntare sui nostri giovani, gettando le basi anche per la prossima stagione”.
Com’era lavorare con Simone Siligardi e come si lavora con Marco Paganelli? Cos’hai imparato dall’uno e dall’altro?
“Ho massima stima di entrambi. Conosco Siligardi dall’esperienza fatta insieme a Brescello e l’intesa che si è creata nel tempo mi ha permesso di entrare nel vivo della gestione degli allenamenti anche nei mesi in cui abbiamo lavorato fianco a fianco qui a Montecchio. Subito dopo mi sono messo a disposizione di Paganelli, che ha un’impostazione molto diversa: ci stiamo conoscendo, posso affermare serenamente che si è instaurato fin da subito un ottimo rapporto di fiducia e collaborazione”.
Il Montecchio di Promozione credi abbia le caratteristiche per puntare al vertice nel girone di ritorno oppure sarà un obiettivo da rinviare, almeno per ora?
“Credo che la classifica di oggi rispecchia perfettamente il nostro potenziale, le diverse assenze per infortuni o per il Covid non ci hanno mai permesso di avere tutti i giocatori a disposizione. Credo che questa pausa forzata di due mesi inciderà sul girone di ritorno. Secondo me dal 20 Febbraio partirà un nuovo campionato di 13 partite in cui avrà la meglio chi avrà saputo gestire e ottimizzare questi due mesi senza partite. Noi abbiamo curato ogni singolo dettaglio a livello fisico, tecnico e tattico, quindi credo che nel girone di ritorno il Montecchio potrà dire la sua. Poi, come sempre, sarà il campo a decidere chi avrà lavorato meglio”.
E la tua Juniores? Qual è il tuo obiettivo in termini di classifica? Dove può realmente arrivare in base al potenziale che stai gestendo?
“Ho sempre lavorato nei settori giovanili e nelle Juniores e capisco la grande difficoltà di essere attratti dal risultato a breve termine misurato nella propria squadra e dalla propria classifica. Il vero obiettivo, invece, è quello di far crescere, maturare e preparare i ragazzi al calcio dei grandi, mettendo in secondo piano il risultato. Personalmente, posso dire di aver già vinto ogni volta che un ragazzo della Juniores ha debuttato in prima squadra. La classifica degli Juniores rispecchia perfettamente il potenziale che abbiamo saputo esprimere nella prima parte del campionato. Il girone C è molto equilibrato dove non esiste un’ammazza campionato ma tutte le squadre possono vincere e perdere con tutte. Ci sono 3-4 squadre che possono vincere il girone e noi siamo tra quelle”.
A livello di strutture il Montecchio è all’avanguardia: quanto è più facile lavorare ora c’è anche il sintetico e a breve la tensostruttura?
“Il centro sportivo d’Arzo credo sia uno dei centri più belli della provincia, sia per le strutture all’avanguardia che ci permettono di fare sempre allenamento indipendentemente dal tempo atmosferico ma soprattutto perché è un punto di riferimento sportivo per tutti i ragazzi e i bambini del paese e non solo”.
Il rapporto con l’Atalanta sta rappresentando realmente, secondo te, un valore aggiunto per il Montecchio?
“Si, è un valore che parte dal confronto costante che abbiamo con il responsabile tecnico e gli allenatori dell’Atalanta e che a cascata porta benefici a tutta la società. È un confronto tecnico, indubbiamente un’opportunità di crescita per ognuno di noi: nel modo in cui leggiamo le situazioni, nelle valutazioni, nelle deduzioni che facciamo, tutte sensibilità che hanno un beneficio diretto nella gestione della squadra. Ma non è tutto qui. Credo che alla base di tutto ci sia una convergenza di valori tra le due società, in primis l’attenzione ai giovani e al loro percorso di crescita, che rende questa partnership davvero proficua”.
Chiudiamo con un tuo sogno nel cassetto come allenatore, per quest’anno e per il tuo futuro.
“Di sogni nel cassetto ce ne sono talmente tanti che il cassetto non si chiude più. Non basterebbe questa pagina. Scherzi a parte, il sogno a breve termine (che non riguarda un’unica stagione) è che il progetto unico che coinvolge Juniores e prima squadra al quale abbiamo lavorato tanto e sul quale la società ha tanto investito, veda fiorire i giovani che ne fanno parte e ci porti dritto per dritto a centrare l’obiettivo ambizioso di aprire un ciclo vincente, solido e duraturo, non fondato su ingenti investimenti all’inizio di ogni stagione, ma su un percorso di crescita consapevole e sostenibile. Il sogno per il mio futuro è molto concreto: vorrei che il percorso di crescita su cui in questi anni sto investendo tanto, non senza sacrifici, si possa concretizzare in incarichi sempre più significativi che attestino il grande impegno e i risultati che sto ottenendo. Sto dedicando tante energie al mio percorso professionale, talvolta anche a scapito della vita privata: non è facile farsi notare, soprattutto in questo mondo, ma la costanza è tutto, dopo i risultati”.