Dopo 52 anni di attività sportiva da arbitro e dirigente del Csi di Modena non è certo facile mantenere intatta la memoria di tutto quanto si è vissuto, ma certe storie meritano che si faccia lo sforzo di ricordare per raccontarle. Mi chiamo Alberto Benassi e la mia storia col CSI è cominciata nell’ormai lontano 1964, quando l’allora Presidente Provinciale, l’Ingegnere Lino Boldrini, mi ha cercato per riorganizzare il Torneo della Montagna che nel 1961 aveva visto la sua prima, e fin lì unica, edizione. Io a quei tempi ero un arbitro federale, e lo sono rimasto fino al 1970 quando entrai ufficialmente in CSI come arbitro di calcio e collaboratore. Negli anni sono state tante le cariche che ho ricoperto: sono stato Responsabile del Gruppo Arbitri e della Commissione Calcio, Vicepresidente del Comitato di Modena, Consigliere Regionale e Nazionale, ottenendo dal CONI il riconoscimento della stella d’argento al merito sportivo. Dopo la ripartenza del 1964, il Torneo della Montagna ha rappresentato per anni un fiore all’occhiello per il CSI Modena, tanto che il Presidente Lino Boldrini era sempre in prima linea nell’organizzazione e lo ricordo accompagnare, insieme al suo autista, me e il resto dello staff alle riunioni in montagna. Negli anni, il Torneo si è affermato come evento di punta nell’estate sportiva modenese, e ha saputo attrarre persone di tutte le età che dai paesi vicini venivano ad assistere alle gare. La manifestazione era sempre raccontata dalla stampa locale, con la Gazzetta di Modena e il Resto del Carlino che mandavano i propri inviati in Appennino per scrivere delle partite. Ricordo Valli, Gentile, Silingardi, Montermini, Lanaro, Precetti, Molinari e tutti gli altri membri dello staff, compagni di viaggio che con me hanno creduto nel Torneo della Montagna e vi si sono dedicati. Nei primi anni del torneo spesso ai nastri di partenza si presentavano anche sedici o diciotto squadre di dilettanti, e non mancava il settore giovanile con le sue otto o dieci formazioni. Una delle grandi difficoltà nell’organizzazione era rappresentata dagli impianti, spesso ben lontani dall’essere regolamentari, ma è anche grazie all’interesse che la manifestazione ha saputo generare che i Comuni dell’Appennino e le istituzioni, i quali hanno saputo credere nell’attività e vederne il potenziale, si sono avvicinati allo sport e hanno contribuito nel costruire nuovi campi e polisportive. Tra il 1961 e il 1968 sono nate tante delle storiche società che costituivano il Torneo: la Veloce Fiumalbo, la Stella dell’Alpe di Montecreto, il Fanano, il Lama 80, poi Pavullo, Fontanaluccia, Frassinoro, Rovolo, Piandelagotti, Romanoro, Virtus Pieve, Trapattoni Zocca, Polisport, Farneta, Sestola e tutte le altre. Non è mai stato facile stabilire un regolamento che andasse bene per tutti in materia di giocatori schierabili: all’inizio potevano giocare come locali solo giocatori nati e residenti nel Comune in cui aveva sede la società sportiva, successivamente si sono aggiunti i figli di genitori nati lì. Negli anni si è diventati più flessibili, potevano giocare come locali giocatori di qualsiasi categoria nati o residenti nel Comune, ma anche coloro che avevano almeno un genitore proveniente da lì, più tre o quattro giocatori dilettanti non locali tesserati FIGC. Ricordo le epiche edizioni degli anni ’70, con partite che richiamavano sugli spalti dei campi del nostro Appennino centinaia se non migliaia di persone, così come gli anni seguenti al Mundial di Spagna con tornei che vedevano al via oltre venti formazioni partecipanti. Nel corso degli anni sono stati poi diversi i tornei organizzati accanto al Torneo della Montagna, dedicati a quelle società che non avevano le risorse per partecipare a quest’ultimo. Sono così nati il Torneo delle Due Valli, il Torneo dell’Appennino e gli altri. È poi sorta nel 1977 la Supercoppa, disputata dalla vincente della rassegna modenese contro la migliore delle reggiane. La Serenissima di Brandola è la prima a vincerla, poi nel 1989 è il turno del Pescarola, nel 1992 del Verica e l’anno successivo del Polinago. Dopo tante edizioni di successi, i numeri del Torneo della Montagna sono iniziati a calare, costringendo gli organizzatori a rinunciare a quella che nel 2013 avrebbe dovuto essere la numero 49. Nel 2004/2005 era già terminato il mio mandato per l’organizzazione del torneo, ho portato avanti però le altre attività, su tutte quella di segretario regionale, che mi vedevano coinvolto dal Centro Sportivo. La sorte del Torneo della Montagna sembrava segnata dopo il drastico calo delle squadre iscritte, che nel 2012 erano ridotte a 6 nell’annata che agli occhi di molti rappresentava la fine della storica manifestazione. Il 5 agosto di quell’anno si giocò la finale a Palagano fra Casola e Casa Giannasi sotto gli occhi di un grande pubblico, con una sfida dalle mille emozioni in cui ad avere la meglio fu il Casola di Moreno Buffignani con il gol del 3-2 decisivo segnato da Andrea Toni nei tempi supplementari. Quella fu l’ultima partita della leggenda del Torneo della Montagna, quello di Toni l’ultimo gol di una storia iniziata oltre 50 anni prima. Dopo 9 anni di stop, nel 2021 il CSI sonda il terreno per rilanciare il torneo, ma dopo l’entusiasmo iniziale le squadre effettivamente iscritte risultano solo tre. Quello della vera ripartenza è l’anno successivo, il 2022, quando prende vita la 49ª edizione a cui partecipano nove squadre. È il successo riscosso a dimostrare che il Torneo della Montagna è ancora molto amato sia dai dirigenti delle società sia soprattutto dai giovani, e credo che parte del merito vada a chi per tanti anni ha vissuto dall’interno, sempre con il grande spirito di collaborazione e condivisione che ha in ogni momento contraddistinto il lavoro, questa manifestazione divenuta storica per la nostra provincia. La 50ª edizione del Torneo della Montagna vuole segnare una svolta e un rilancio affinché questo torni a splendere come nei primi anni. Uno dei principali obiettivi di quest’anno è quello di valorizzare l’attività giovanile, coinvolgendo tutte le società del territorio, partecipanti e non, così come i giovani, le famiglie e tutta la comunità dell’Appennino.
(fonte pagina facebook Csi Modena)