Tempo di presentazioni in casa Athletic Carpi, in vista del prossimo campionato di Serie D, con il nuovo direttore sportivo Matteo Sabbadini (foto) che ha speso le sue prime parole in biancorosso.

Direttore, inizia per lei questa nuova avventura con il Carpi. 

“Non sono io a dire cosa sia la piazza di Carpi per il calcio italiano. La chiamata del presidente Lazzaretti mi ha dato entusiasmo, carica e voglia di venire qui per fare un campionato importante. Sappiamo che non possiamo fare un campionato anonimo ma dobbiamo giocare pensando di vincere tutte le partite, a partire dalle amichevoli e la Coppa Italia. Il presidente ha una gran voglia di fare bene e ci trasmette grande carica, è il primo tifoso. Non so cosa sia successo l’anno scorso con i tanti cambi che ci sono stati ma sicuramente il Carpi non può arrivare a 30 punti dalle prime e fare un campionato anonimo, ma provare a stare davanti e magari giocarsi qualcosa nell’ultimo mese. Io vengo qui con la testa sgombra, credo molto in quello che faccio e nel mister che ho affrontato da avversario ed ha sempre dimostrato di avere squadre propositive, di qualità per fare la partita nella metà campo avversaria. Quest’anno c’è modo e tempo per allestire una squadra con la caratteristiche tecniche che vuole il mister e quindi cercheremo di fare un mix di giocatori. Sicuramente non vogliamo qui gente che viene per fare aste ma solo chi come il sottoscritto per cui Carpi è la prima scelta. Carpi è Carpi, chi sa un po’ di calcio sa cosa significa e basta digitare su Google per scoprirlo, ma purtroppo la Serie D è dura, ne vince solo una e non c’è un giocatore che vince le partite da solo. Per questo serve un bel mix di giocatori che abbiano carica, voglia di emergere e magari fare un passo avanti qui con noi il prossimo anno”.

Nel suo curriculum ci sono esperienze in altre piazze ambiziose come Ravenna e San Benedetto del Tronto.

“Sono realtà molto importanti, a livello di Carpi. Le due promozioni di Ravenna non arrivarono con un budget da primo posto e quell’esperienza mi ha insegnato che prima di tutto non bisogna sbagliare i giocatori sul lato umano. Sarà importante creare un gruppo forte, coeso, mi piacerebbe regalare soddisfazioni ai tifosi per portarne sempre di più allo stadio, tocca a noi dare loro entusiasmo. I tifosi sono il dodicesimo uomo in campo, nel bene e nel male, e senza di loro non è calcio. Cercheremo di giocare bene e soprattutto chi va in campo deve sudare la maglia, quella è la prima cosa che chiedo. Il mister sa lavorare bene e farà crescere i giocatori, secondo me ci possiamo divertire, ma come noi partiranno 8-10 squadre. Tutti per fare bene, ma adesso pensiamo ad allestire una buona squadra poi ci preoccuperemo anche degli altri”.

La sua carriera da dirigente inizia però ad Alfonsine.

“Ho iniziato lì a giocare in Eccellenza a 16 anni e quando ho smesso l’ex presidente mi propose di fare il direttore sportivo. Poi è arrivata la chiamata del Ravenna, che è la mia città, faceva l’Eccellenza e da lì iniziò la scalata. Facemmo due promozioni, poi bene in C con giocatori come Youssef Maleh e Salvatore Esposito. Pagammo caro il conto del Covid con una retrocessione. San Benedetto è stata un’esperienza bellissima, con una squadra fatta in pochi giorni, ma nel calcio serve pazienza”.

A proposito di pazienza, il Carpi è reduce da un anno di tanti cambiamenti durante l’ultima stagione.

“Le cose sono chiare, col presidente ci siamo trovati ma lui resta il presidente e io il direttore. Si discuterà, lui è il primo tifoso, ma sa che nel calcio le cose non si inventano e va fatto un percorso di crescita. Ci saranno difficoltà ma nel momento di difficoltà va tenuta la barra dritta perché se ad ogni difficoltà si mette in discussione il lavoro poi si danno alibi ai giocatori. A me piace essere il punto centrale, i giocatori si devono riferire a me. Ci vuole equilibrio, soprattutto in piazze così perdere due partite diventa un problema ma il campionato è lungo”.

Quanti giocatori dell’anno scorso faranno parte del suo Carpi?

“Sono molto sincero, sono pochi, vogliamo cambiare parecchio…”.

I nomi allora glieli facciamo noi: Boccaccini (ha firmato questa mattina), Villanova, Walker, Bolis,  Lordkipanidze.

“Boccaccini l’ho preso io a Ravenna ed era stato tra i migliori in C, lo conosco anche umanamente ed è un giocatore importante per questa categoria. Villanova vediamo, lo conosco come giocatore ma dobbiamo ancora fare valutazioni col mister e il presidente. Bolis lo portai dall’Atalanta al Ravenna, è un ragazzo d’oro con qualità indiscutibile ma ha avuto parecchi infortuni e stiamo provando a cercare un giocatore un po’ diverso. Walker e Lordkipanidze sono buoni giocatori, ma devo ancora iniziare il giro delle chiamate”.

Un nome circolato è quello di Andrea Ferretti. 

“Non ha bisogno di presentazioni, vediamo. Ci sono tanti giocatori, sono l’unica cosa che non manca…”.

Dalla sua Ravenna arriverà qualcuno?

“Spinosa lo vuole mezza Serie D e ci siamo anche noi, ma decide il giocatore, che è sicuramente importante per la categoria”.

Avete già deciso dove schierare gli under?

“L’idea è uno in porta, i due terzini e un centrocampista. Ne abbiamo una decina nel mirino, poi ci sono le opportunità e le vaglieremo. Ho rapporti con tante società, dal Bologna, all’Atalanta, alla Spal, al Parma, il Sassuolo, l’Inter. Il problema, ma per tutti, saranno i 2004, che fanno l’under 18 e se li portano in Primavera. Ma sarà una difficoltà per tutti”.

L’anno scorso il Carpi aveva una rosa extra-large arrivata a 38 elementi. Su quanti calciatori conterà il nuovo gruppo?

“Dai 22 ai 24, sfruttando anche qualche ragazzo della Juniores che ci porteremo e magari salta fuori la sorpresa. L’idea è avere 11-12 ‘vecchi’ e altrettanti giovani”.

(servizio e foto di Enrico Ronchetti per la voce.it)