Lo conoscono tutti e lui conosce tutti i campionati del mondo dilettantistico e tornato in pista è chiamato al non semplice compito di rilanciare la Vianese verso posizioni più stimolanti di classifica nel girone B di Promozione per una squadra ambiziosa come quella del patron Enrico Grassi. Parliamo di  Emore Iemmi (nella foto con il suo vice Andrea Ghizzoni nella gara d’esordio contro il Baiso Secchia), che poche settimane fa ha sostituto il suo amico ed ex giocatore Massimo Vacondio, dimissionario dalla panchina dei rossoblù, e che ora ha come obiettivo quello di rilanciare la truppa del presidente Eusebio Borghi, soprattutto dopo l’arrivo di un giocatore del calibro di Lorenzo Marmiroli, che, assieme a Galassi e a Davoli, senza nulla togliere agli altri centrocampisti della rosa, forma un trio di altissimo livello. “In effetti, con l’arrivo di Marmiroli, il livello tecnico del centrocampo della Vianese si è indubbiamente alzato – spiega Iemmi – mentre Adusa, invece, l’attaccante che abbiamo preso ed ex Lentigione, sta recuperando, ma fisicamente è indietro. Là davanti, comunque, a Viano c’è l’imbarazzo della scelta, visto che ci sono giocatori di spessore e sarò quindi costretto a tenere fuori qualcuno, visto che in più di 11 non si gioca, ma non sarà facile. Coi cinque cambi, però, anche chi si siederà in panchina sono certo che sarà pronto, anche perché per stare a certi livelli occorre una rosa di almeno 16 -17 titolari e noi ce l’abbiamo”.

Iemmi, facciamo un passo indietro: è vero che la chiamata della Vianese a stagione in corso è stata inaspettata?

“Assolutamente sì. C’era stato un abboccamento in estate, poi il d.s. Bimbi è andato su Vacondio e io mi ero messo quindi il cuore in pace. Poi Massimo, che è stato un mio giocatore alla Dorando, a Bibbiano e ad Arceto, si è dimesso, sono stato richiamato ed ho accettato con l’entusiasmo di un esordiente. Ero stato costretto a rimanere fuori per due anni, per problemi familiari, che ora ho in parte risolto, ma ora sono di nuovo qui e ne sono felice. Mi sono confrontato con Vacondio, che avevo sentito un po’ stressato, tanto da arrivare alle dimissioni, e quindi ci siamo confrontati sulla squadra che, a mio avviso, è stata ben costruita. La Vianese non mi ha chiesto di vincere subito, come non lo aveva chiesto a Massimo, ma di farlo con un programma triennale. Ora tocca a me cercare di proseguire in questo progetto e sono felice di essere rientrato nel calcio con una società ambiziosa, forte di una rosa di qualità e con obiettivi importanti”.

A livello di carriera lei ha iniziato alla grande, vincendo subito nel suo primo anno da allenatore – giocatore, per poi compiere diversi miracoli in piazze importanti e sempre in situazioni difficili. Saprà ripetersi a Viano?

“Non lo so, di certo il Fabbrico ha preso il volo e solo lo stesso Fabbrico può perdere questo campionato. Noi, ovviamente, faremo di tutto per risalire la classifica. Tornando alla mia carriera, attaccai le scarpe al chiodo a 40 anni, quand’ero a Scandiano, dove, nell’ultimo anno da atleta feci anche l’allenatore e vincemmo subito la Promozione, per poi salvarci in Eccellenza e arrivare terzi l’anno dopo. Poi decisi di ripartire da Arceto, che portai dalla Prima Categoria alla Promozione in due anni. In seguito ho allenato gli Allievi Nazionali della Reggiana, poi sono tornato nei dilettanti alla Dorando, che da terz’ultimo posto, in novembre, portai in Eccellenza al primo tentativo attraverso gli spareggi. Poi Lancetti mi chiamò al Bibbiano e vinsi subito la Promozione, per poi salvarci in Eccellenza a arrivare quarti l’anno dopo. Poco dopo, però, mia moglie ebbe un grave incidente e io staccai la spina, dedicandomi a lei nei due anni successivi, per poi ripartire dalla Folgore Bagno, che in novembre vendette tutti i giocatori migliori, tant’è che a fine stagione retrocedemmo. A quel punto andai a Carpineti in Prima, dove sostituii Baroni, attuale trainer della Scandianese, poi mollai a fine anno, ma fui richiamato al posto di Alessandro Piscina l’anno successivo e dalle ultime posizioni portai la squadra alla finale playoff persa 5 a 4 col Sant’Agostino. Dopo quella stagione mi richiamò la Scandianese, dove tornai volentieri arrivando per due anni ai playoff, perdendo la finale col Cittadella per salire in Eccellenza e a quel punto dovetti fermarmi di nuovo per altri due anni, sempre per problemi familiari. Ora le cose a casa stanno andando meglio e ho infatti deciso di accettare la sfida di Viano per rivivere quelle grandi emozioni che il calcio ancora mi sa dare”.

Oltre a Fabbrico e Montecchio, chi sono le altre vostre rivali per un posto al sole?

“Sono in diverse: noi ripartiremo subito con la Sanmichelese fuori, poi avremo la Scandianese in casa e la trasferta con la Riese, tutte e tre contendenti ai primi posti, ma non dobbiamo dimenticare Castellarano e Baiso, oltre ovviamente al Montecchio, che dovrà ripartire proprio con la partita di Fabbrico”.

Iemmi, tornando a fare un tuffo nel suo passato, qual è stato il suo anno migliore?

“Di certo l’inizio della mia carriera da allenatore, quando ho fatto buoni risultati che mi hanno permesso di mettermi in luce. Poi l’esperienza a Bibbiano dove abbiamo vissuto un testa a testa col Fidenza davvero emozionante, fino alla fine, per poi vincere il campionato a cinque minuti dal termine. Anche l’esperienza ad Arceto è stata esaltante, quando portai la squadra dalla Prima all’Eccellenza in due anni. Di ricordi belli ne ho davvero tanti, mentre quelli nei quali sono andato male, casualmente, tendo a dimenticarli (ride, n.d.r.). Ora vorrei inserire Viano fra i ricordi più belli: il materiale c’è e io dovrò metterci del mio, anche se credo che l’allenatore sia importante fino a un certo punto, non oltre il 20%: finché andavo in campo sapevo di incidere notevolmente sull’esito della gara, mentre ora, da quando sono al di qua della riga, so di incidere un 20% e non di più; al resto devono pensare i ragazzi: è il loro dovere, non solo nel mettere in pratica gli schemi provati, ma anche nel sapersi sacrificare per gli altri, nel giocare con umiltà e nello stare bene assieme fuori e dentro il rettangolo di gioco. Infatti, la ricetta per vincere, in qualunque squadra, è senz’altro questa e anche a Viano sarà così”.

(ufficio stampa Vianese Calcio)