di Giorgio Pregheffi
Sandro Cangini (foto) si prepara ad affrontare il secondo campionato da direttore sportivo del Lentigione nel girone D di Serie D: “Ho trovato un ambiente ideale per lavorare”, afferma convinto. Cangini, 61 anni, originario di Riccione, ha alle spalle una buona carriera come calciatore. Il suo ruolo era quello di attaccante e ha collezionato oltre 300 presenze in diverse squadre fra cui Ancona, Palermo, Ternana e Vis Pesaro, con 140 gettoni nei campionati professionistici. Una volta appese le scarpette al chiodo, è passato dal campo alla scrivania: “Ho fatto una breve esperienza in panchina ma ho capito subito – ammette Cangini – che quel ruolo non faceva per me”. Rimini, Vis Pesaro, Forlì le tappe più importanti del suo percorso. L’anno scorso col Lentigione ha avuto il merito di aver costruito una squadra molto competitiva cambiando molti giocatori. “Il merito non è solo mio, anche di mister Beretti che ha dato indicazioni su certe scelte, a cominciare da Montipò, e inoltre la società, tutto lo staff e l’impegno dei giocatori hanno consentito di raggiungere un traguardo prestigioso come i playoff”.
Ad un certo punto il Lentigione ha dato l’impressione di valere il vertice, poteva fare di più?
“Vincendo a Prato, saremmo diventati primi, ma Carpi e Ravenna avevano qualcosa in più, secondo me abbiamo fatto il massimo, siamo contenti”.
Quest’anno ha dovuto per l’ennesima volta ricostruire la squadra, avendo perso diversi pezzi importanti. È soddisfatto?
“Credo che la squadra sia di buon livello. Sono rimasti giocatori importanti come Nava, il nostro capitano, Capiluppi, Nappo, Battistello, Martini, Bocchialini e Nanni, sono arrivati tanti nuovi, li vedremo all’opera e li scopriremo”.
A proposito di giocatori confermati, Leonardo Nanni è stato una sua scommessa: prelevato l’anno scorso dal Pomezia, si è rivelato un grande acquisto.
“Nanni è un giocatore in grado di fare la differenza. Nella scorsa stagione dopo un girone di andata così così condizionato da qualche problema fisico, nel girone di ritorno è esploso e la sua conferma è una garanzia”.
Fra i giocatori ceduti, figura Formato, un bomber da doppia cifra, si sentirà la sua mancanza?
“Formato è un attaccante formidabile, per cui è una grande perdita, ma sapevamo che non sarebbe restato. Il discorso vale anche per altri come Montipò e Sabotic, che hanno espresso la volontà di andarsene e sono stati accontentati. Per l’attacco abbiamo preso Babbi, è giovane, ha grandi potenzialità e merita fiducia”.
Avete cambiato anche l’allenatore, non c’era più spazio per mister Beretti?
“Abbiamo cambiato molti giocatori, per cui nel complesso si riparte da zero, ecco la ragione per cambiare la guida tecnica e sostituire Beretti, che pure va ringraziato per quello che ha fatto nella scorsa stagione. Abbiamo preso Cassani, un allenatore giovane, con idee innovative, che ha fatto un ottimo lavoro a San Marino”.
In questa stagione c’è una grande novità: per i giovani c’è l’obbligo di schierarne tre, classi 2004, 2005 e 2006, anziché quattro. Cosa ne pensa?
“Dico che in prospettiva, sono favorevole a togliere l’obbligo in assoluto. Guardiamo i numeri: le squadre di Serie D sono 180, i giovani erano 720, quelli saliti nelle categorie superiori si contano sulle dita di due mani o poco più. Del resto i giovani bravi, al di là dell’obbligo, giocano sempre”.
Sulla base della esperienza, quali sono le squadre destinate ad essere protagoniste in questo campionato che prenderà il via domenica 8 settembre?
“Dico Piacenza, Ravenna, Pistoiese, Forlì, Prato, Pau Altopascio e lo stesso San Marino”.
E il Lentigione?
“Viene subito dopo”.
Domenica prossima c’è l’impegno di Coppa Italia con il Crema allo stadio Levantini, che valore ha?
“È una gara ufficiale e inoltre è un test che serve per capire a che punto è la squadra dopo 40 giorni di preparazione”.